Scrivere un articolo su questo argomento, ma cosa mi sarà passato per la testa…
Parlare di analogico ora è anacronistico, ormai da anni la qualità del digitale ha passato di molto quella delle pellicole, gli alti Iso, la latitudine di posa, l’autofocus, il fatto che in un matrimonio si scatti almeno 10 volte di più, e tanti esempi
Il tutto rende naturale pensare che sia impensabile non fotografare in digitale, infatti lo facciamo tutti i professionisti, fotoamatori, almeno nel 99% dei casi…
Esiste però alcuni momenti dove io mi chiedo, ho davvero bisogno di tutta questa qualità?
Mi chiedo spesso se ho necessità di perfezione assoluta, di ombre limpide, di file perfetti o a volte posso darmi dei limiti tecnici che possono spronarmi a dover dare di più, a guardare le persone in modo diverso, a dover cercare il momento sapendo che quello che la macchina non può fare al posto mio è pensare ai limiti, di luce, tecnici, ecc…
Non voglio paragonarmi ai grandi maestri della fotografia, ma probabilmente se pensiamo alle fotografie storiche, quelle che in molti, anche i non appassionati di fotografia ricordano, sono state realizzate con attrezzature che come risultato finale sono pari o addirittura inferiori ai cellulari attuali.
Questo mi fa pensare che si, i miei clienti hanno diritto alla qualità più alta che posso offrirgli, ma è anche vero che in alcuni casi, per poter dare quel qualcosa di diverso sul lato creativo, anche io ho bisogno di stimoli, ciò non toglie però che le attrezzature attuali ti permettono in altri momenti di poter pensare solo alla creatività, avendo quasi azzerato i limiti tecnici.
la potenza di questa fotografia, quello che racconta, eppure è sgranata e un po sfuocata, ma a qualcuno importa?
Vi porto un esempio, il bianco e nero che posso realizzare con il digitale, con i file che ho a disposizione sono praticamente perfetti, ma la magia dello scatto che realizzi in pellicola, scegliendo prima cosa vuoi fare, con i limiti tecnici che ti porta cambiando luogo o orari, ma con la magia dello sviluppo a mano, chiuso nel mio garage ( camera oscura improvvisata ) tra gli odori degli acidi e gli amici venuti per farti compagnia e poi la stampa a mano, tra acidi diversi, luce rossa, carte, una birra, sperimentazioni e un risultato diverso impiegando dalle 20 alle 50 in più il tempo che avrei impiegato per una fotografia in bianco e nero con il digitale.
Non so se il risultato possa essere giudicato migliore o peggiore dalla maggioranza delle persone, ma per alcuni, me compreso, ha un valore diverso e basta.
Pensiamo alle polaroid, ora con un cellulare e una piccola stampante bluetooth possiamo stampare subito una fotografia realizzata con il cellulare a una qualità più alta e a un prezzo più basso… ma chiedetelo a Maurizio Galimberti se è la stessa cosa. quello che amo delle polaroid è l’attesa, l’assoluta non certezza del risultato, ci sono le Impossible , Polaroid Original, le Fuji instax 9 o wide e altre varie, è bello dover aspettare e non sapere cosa esce e la magia della luce che impressiona un foglio di carta* e dopo pochi minuti o fino ad un ora di tempo ci permette di vedere un preciso istante congelato ma a modo suo, con un controllo della tecnica legato solo alla nostra esperienza, arrivando a giocare schermando il flash con la mano in pose assurde o in in altri modi…
vi allego qualche immagine, volutamente scattate con il cellulare a polaroid* e scansioni di fotografie fatte in pellicola






Serata Enjoy – Faq 2019 – pellicola TNAX 3200

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Digitale vs Analogico